Trieste
- Porto Franco Vecchio |
Nel periodo romano la città disponeva di due piccoli porti che
avevano importanza solo per la navigazione lungo la costa istriana. Nei
secoli successivi, però, il porto di Trieste nella navigazione
ebbe solo un piccolo ruolo. Nel XVIII secolo il porto di Trieste conobbe
un rapido sviluppo che lo portò ad essere, alla fine del secolo,
il cuore dell'economia cittadina. Gli aspetti determinanti di questo fenomeno
furono essenzialmente i seguenti: La decadenza politica ed economica della
Serenissima; Il progressivo sviluppo economico del retroterra triestino;
Il miglioramento delle vie di comunicazione; La politica degli Asburgo.
Carlo VI era convinto che la vera prosperità per lo Stato austriaco non sarebbe arrivata da guerre di espansione, bensì da un commercio organizzato la cui base avrebbe dovuto essere la marineria. L'imperatore riconobbe in Trieste il mezzo per l'attuazione del suo progetto e cominciò a promuovere la funzione commerciale della città. Il sovrano dapprima (1716) fece migliorare le vie d'accesso al porto, quindi (nel 1717) promulgò una Patente di Commercio che proclamava: Libera navigazione nell'Adriatico; Protezione e garanzia ai vascelli battenti bandiera imperiale; Possibilità di trattare come pirati tutti coloro che fossero stati d'ostacolo alla navigazione. |
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I portali di accesso al Porto Franco Vecchio - Arch. Giorgio Zaninovich, dirigente dell’ufficio tecnico dei Magazzini Generali di Trieste dal 1910 al 1914. |
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Questa patente limitò profondamente il potere di Venezia che si
vide costretta a rinunciare a tutte le pretese che avanzava nei confronti
delle navi che solcavano l'Adriatico.Inoltre Venezia si vide sottrarre
il monopolio del commercio con i comuni marittimi istriani assoggettati
al suo potere, in quanto la Patente concedeva a questi ultimi di commerciare
con Trieste.Dopo aver rivendicato la libertà di navigazione Carlo
VI introdusse il Codice delle Leggi Mercantili (che favoriva lo sviluppo
manifatturiero) e nel 1718 siglò a Passorowitz un trattato di pace
con il sultano della Sublime Porta che stabiliva la vicendevole libertà
di commercio e di navigazione: da tutto questo Trieste riuscì a
trarre il massimo beneficio. Nel 1719 l'imperatore proclamò Trieste
e Fiume porti franchi. A Trieste venne così istituito un deposito
franco ed anche grazie a quest'ultimo si insediarono nella città
numerosi mercanti stranieri (tedeschi, boemi, greci, slavi, svizzeri,
ebrei). Sempre nell'anno della proclamazione del Porto Franco sorse la
Compagnia Orientale che ottenne dall'imperatore numerosi monopoli (ad
es. il privilegio per il commercio col Portogallo) grazie ai quali riuscì
a mettere in ginocchio la concorrenza. Il 19 novembre 1725 Carlo VI istituì
nuove franchigie per i porti di Trieste e Fiume ed in questo modo diede
nuovo impulso al commercio cittadino. |
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Con la morte di Carlo VI sembrava che lo sviluppo del commercio marittimo
si sarebbe fermato: furono infatti molti i vascelli che finirono in disarmo
(per es. il "San Carlo" sul cui relitto fu costruito il molo
omonimo che nel 1918 venne ribattezzato con il nome di Audace) e quelli
rimasti privi d'equipaggio furono venduti ai mercanti della Serenissima.
Anche la Compagnia Orientale, dopo una serie di vicissitudini finanziarie
e con la scadenza delle franchigie in suo favore, si sciolse (1741). Alla
morte di Carlo IV, sua figlia, Maria Teresa (incoronata nel 1740), diede
nuovo vigore al commercio effettuando una politica di radicale riorganizzazione
della monarchia. Per garantire la sicurezza nel Mediterraneo la casa d'Asburgo
stipulò accordi con la Sublime Porta, e nel 1749, per favorire
lo sviluppo commerciale triestino, fece entrare in vigore una Patente
che garantiva "Passaporti Franchi" che assicuravano per le merci
l'esenzione da quasi tutte le gabelle. Il 27 aprile 1769 Trieste fu dichiarata
"libera città marittima" e la libertà doganale
del Porto Franco venne estesa a tutta la città. Si resero necessari
lavori di potenziamento delle strutture portuali: recupero del mandracchio;
costruzione di un molo esterno (molo Teresiano); realizzazione di canali
navigabili; consolidamento del molo S. Carlo. |
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La città all'epoca di Maria Teresa: Negli ultimi anni del 700'
Trieste diventò politicamente autonoma, a capo della città
c'era un governatore ed erano in vigore gli statuti e le leggi speciali
emanate dal governo austriaco espressamente per Trieste. Le mura furono
abbattute e il "porto franco"(carta xxi Kandler) favorì
molto il commercio di Trieste con le Indie, l'Italia, la Germania e l'Europa
del Nord. I prodotti che arrivavano a Trieste venivano trasferiti nell'impero
austro-ungarico seguendo la via per Gorizia o per Lubiana. Fra il 1792
e il 1812 Trieste dovette subire tre occupazioni francesi. Questi anni
furono duri, ma in città era diffusa una certa agiatezza e l'interesse
generale delle nazioni europee e degli Stati Uniti fecero giungere comunque
numerose navi nel porto di Trieste. La città agli inizi del 1800: Nel 1813 gli austriaci riconquistarono Trieste, fu nuovamente restaurato il porto franco e la città riprese a pieno titolo il posto di intermediaria con l'Europa centrale(v. commercio). Nel 1850 fu istituito il "governo centrale marittimo" che si occupava degli affari portuali, della navigazione, della sanità marittima e delle costruzioni navali che stavano puntando sull'uso del metallo per la costruzione delle navi a vapore. |
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Nel 1924 i moli V e VI potevano già considerarsi in piena efficienza.
Nel 1928 sorse il frigorifero al molo Fratelli Bandiera e gradualmente
gli altri moli vennero dotati di capannoni e magazzini. Nel 1930 si inaugurò
la Stazione Marittima al molo Bersaglieri. Successivamente tutti i moli
furono dotati delle più moderne attrezzature ( gru, montacarichi
elettrici etc..). A metà degli anni 30 sorse anche l'idroscalo
con linee aeree verso tutti i principali porti adriatici e si completò
il Silos granario al molo VI. Notevoli furono i lavori per la sistemazione ferroviaria nell'ambito del porto. Tutta l'attività del porto riprese a svilupparsi grazie anche ad iniziative quali la Convenzione di Roma (1934) tra il governo italiano e quello austriaco che assicurava all'Italia il ruolo di nazione favorita per i trasporti austriaci. Una nuova contrazione la si ebbe durante la seconda guerra mondiale, alla fine della guerra la zona portuale, dopo aver subito dieci intensi bombardamenti, era fortemente danneggiata e la sua capacità operativa era ridotta del 60%. Durante l'amministrazione anglo-americana (storia) furono intrapresi immediati lavori di riattivazione delle strutture portuali. All'inizio la quasi totalità dei traffici era costituita da approvvigionamenti militari, ma con le riparazioni e il rafforzamento delle attrezzature portuali i traffici assunsero notevole consistenza e ai trasporti americani si affiancarono quelli dei privati e nel 1949 detti traffici rappresentavano già il 40% dell'intero volume. Nel 1965 grazie alla legge per le nuove opere portuali il porto subisce notevoli miglioramenti: sistemazione di aree e servizi portuali (Riva Traiana, Punto Franco Nuovo, Scalo legnami e Porto dei petroli); acquisto di apparecchiature meccaniche per la movimentazione delle merci: drenaggio dei fondali; costruzione del molo VII. Tuttavia una politica non sempre attenta e la concorrenza degli altri porti italiani ( ben 140) e la posizione marginale in cui Trieste venne a trovarsi determinarono una lenta perdita d'importanza del porto fino alla fine della divisione dell'Europa in due blocchi. (da: http://www.itccarli.it/italiano/cmtsport.htm) |
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